Nel cuore verde dell’Abruzzo, là dove le colline si affacciano timide sui monti e i piccoli borghi conservano ancora l’anima contadina, si è celebrata anche quest’anno la Festa di Maggio a Nocciano. Una ricorrenza che profuma di pane appena sfornato, di sudore buono e di fiori appena sbocciati, nella quale la comunità si ritrova attorno ai segni di un tempo che non vuole e non deve morire.
Nelsy Colardi, con il suo sguardo sensibile e sincero, ha saputo fermare in uno scatto il momento più simbolico della giornata: il passaggio del carro trainato da due maestosi buoi bianchi, adornati con festoni rossi e verdi, guidati da un giovane in piedi, fiero come un antico auriga. Il carro, dipinto a mano con motivi floreali e rurali, sembra uscito da un sogno contadino di altri secoli.
È questo l’omaggio che Nocciano dedica agli animali della civiltà agricola, compagni silenziosi del lavoro nei campi, custodi del ritmo della terra. La benedizione e il ringraziamento ai buoi è gesto di riconoscenza antica, quasi sacra, per i raccolti che verranno. Non si tratta solo di una festa: è una preghiera laica, una liturgia di gesti tramandati, un abbraccio tra l’uomo e la natura che lo nutre.
Attorno al carro, tra le case dalle mura scrostate e i giardini che esplodono di verde, si raccolgono gli abitanti e i curiosi, i bambini che ridono, i vecchi che ricordano. Ogni dettaglio – dal legno scricchiolante delle ruote al suono grave dei passi dei buoi sull’erba – racconta una storia che appartiene a tutti, ma che qui, a Nocciano, è ancora viva.
Nelsy Colardi, con la luce netta del mezzogiorno e l’ombra delle fronde antiche, ha catturato l’essenza di una festa che è anche resistenza: la volontà di restare fedeli alla terra, alle stagioni, alle radici. Una fotografia che è già memoria, ma anche promessa: che finché ci saranno uomini capaci di ringraziare i buoi e di camminare insieme alla natura, il tempo dell’armonia non sarà mai perduto.
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