Pare che dallo spazio profondo, tra nebulose viola e galassie dimenticate, sia arrivato un essere non identificato. Non per conquistare la Terra, non per cercare forme di vita intelligenti, ma per qualcosa di molto più nobile: difendere i crochi.
Sì, avete capito bene. I crochi. Quei delicati fiori lilla che ogni primavera punteggiano la piana di Campo Imperatore come un sogno ad acquerello. Fiori che, non sempre ma sempre più spesso, vengono trasformati in tappeti calpestabili da frotte di escursionisti giusto per un selfie. L’alieno, evidentemente esasperato dai segnali di dolore floreale intercettati dall’orbita, ha deciso di intervenire.
La sua statua è apparsa lì, immobile ma vigile, come un custode intergalattico, installata silenziosamente (e ironicamente) per ricordarci che, forse, ci vuole un essere di un altro mondo per insegnarci a rispettare questo.
Perché il problema è serio. I crochi non sono solo fiori: sono sentinelle della primavera, testimoni silenziosi di un equilibrio naturale che rischia di spezzarsi sotto i nostri scarponi. Ogni fiore calpestato è una poesia interrotta, un piccolo miracolo di bellezza che non potrà più replicarsi.
E allora, mentre vi fermate davanti all’Alieno Guardiano per immortalarlo, fatevi una domanda: “Sto rispettando questo luogo?”. Perché la natura non è uno sfondo per le nostre stories. È una casa viva, fragile, che ci sopporta già fin troppo.
Grazie a Mara Quaranta per aver immortalato questo momento sospeso tra fantascienza e realtà. E grazie al nostro visitatore galattico per il promemoria: non serve venire da Marte per capire che calpestare un fiore è un atto di inciviltà. Basta un po’ di cuore. Terrestre.
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