Nella Bassa Modenese, il dialetto mirandolese resiste ancora oggi nei comuni di Mirandola, Finale Emilia, San Felice sul Panaro, San Possidonio, Camposanto, Cavezzo, Medolla e Concordia sulla Secchia. Si tratta di una varietà dell’emiliano caratterizzata da influssi ferraresi e da suoni vocalici molto marcati, che lo rendono distintivo rispetto agli altri dialetti della provincia.
Spostandosi sull’Appennino Modenese, il frignanese è tuttora parlato nei paesi di Fanano, Sestola, Pievepelago, Pavullo nel Frignano, Lama Mocogno e Zocca. Qui, il dialetto conserva tratti arcaici e alpini, con caratteristiche linguistiche simili a quelle liguri e lombarde, soprattutto per la fonetica e il lessico.
Nel piccolo comune di Fiumalbo, incastonato tra Emilia e Toscana, si parla invece il fiumalbese, un dialetto di transizione che mescola elementi gallo-italici ed esiti toscani, rendendolo unico nel panorama linguistico regionale.
Infine, a Borgo Val di Taro, in provincia di Parma, si conserva il borgotarese, una variante emiliano-ligure che si distingue per lessico e pronuncia, fortemente influenzati dalla storica vicinanza con la Liguria e l’Alta Toscana.
Dialetto mirandolese (Bassa modenese)
Il mirandolese è parlato nella Bassa modenese (comuni di Mirandola, Finale E., San Felice s.P., San Possidonio, Camposanto, Cavezzo, Medolla, Concordia s/Secchia). Si tratta di una varietà dell’emiliano con forti influssi “ferraresi”: per esempio è più vicina al ferrarese che al modenese. Caratteristiche fonetiche tipiche includono suoni nasali velari come mujàm (“mollica”), bòn (“buono”), e l’uso di vocali forti (es. ü, ö) non comuni negli emiliani di pianura. In passato il mirandolese ha ricevuto attenzione dottrinaria (nel XIX secolo furono prodotti vocabolari locali); oggi è parlato soprattutto da anziani delle zone indicate. La comunità totale dell’area è di alcune decine di migliaia di abitanti, ma non sono disponibili dati precisi sul numero di parlanti. Iniziative di valorizzazione includono studi accademici e raccolte di testi tradizionali (ad es. vocabolari storici).
Dialetto frignanese (Appennino modenese)
Il frignanese è una varietà emiliana parlata nell’Appennino modenese (comuni delle Valli del Frignano, Appennino Ovest ed Est di MO). Comprende dialetti conservativi di paesi come Pavullo, Fanano, Sestola, Lama Mocogno, Zocca, Pievepelago ecc. (in totale un’area montana con ca. 60.000 abitanti). Linguisticamente presenta tratti liguri-lombardi: conserva le vocali arrotondate /y/ e /ø/ (suoni «ü» e «ö») assenti nel modenese, e non usa le dittongazioni tipiche dell’emiliano di pianura (come /ei/, /au/, /ou/). Ad esempio, il dialetto di Sestola e Zocca ha i suoni /ü,ž/ e non realizza le desinenze in –ino come /ein/ (esito emiliano) ma analoghe a quelle lombarde. Queste peculiarità fanno del frignanese un gruppo fortemente divergente dall’emiliano standard e avvicinabile a dialetti alpini o liguri. Oggi il frignanese è parlato quasi esclusivamente da persone anziane nelle zone montane; in alcune valli interne rimangono ancora parlanti attivi, spesso coinvolti in progetti di ricerca linguistica o saggi di confronto tra varietà.
Dialetto fiumalbese (Fiumalbo, MO)
A Fiumalbo (MO, 1.200 ab.) si parla un dialetto particolare di confine tra Emilia e Toscana. Il fiumalbese mostra caratteristiche di transizione: appartiene al gruppo gallo-italico emiliano ma ha forti influssi mediani (toscani conservativi). In pratica, pur essendo un Emiliano formale, il fiumalbese si distingue nettamente dagli altri dialetti emiliani (anche appenninici), per pronuncia e lessico più simili ai dialetti toscani e liguri. Ad esempio non utilizza il suono emiliano /ä/ (che qui s’indebolisce), adopera suoni ö e ü come i dialetti lombardi, e conserva finali vocalici (es. udìa “uva” finita in -a anziché schiacciata). È definito «uno dei più interessanti punti di transizione» fra il ceppo gallo-italico e quello toscano. Il dialetto è tuttora parlato dai residenti (soprattutto anziani) di Fiumalbo e dintorni, che ne tramandano forme e tradizioni. Non esistono stime precise di parlanti; si può presumere che lo parlino attivamente solo alcune centinaia di persone anziane (dato che l’intera popolazione del paese è di ~1200 ab.).
Dialetto borgotarese (Borgo Val di Taro, PR)
A Borgo Val di Taro (PR) si parla il borgotarese, dialetto classificabile come emiliano con forti apporti liguri. Storicamente la zona fu a lungo al confine col Ducato di Genova, perciò il dialetto mostra molti tratti “liguri” e toscani: ad esempio è privo del tipico suono emiliano /ä/, possiede le vocali lombarde /ö, ü/ (come in fijö “figlio”, lögo “luogo”, vü “voi”), e conserva quasi sempre il finale vocalico (es. fradélo “fratello”, omo “uomo” anziché troncare come negli emiliani di pianura). Si tratta dunque di un dialetto fortemente divergente dal parmigiano o piacentino vicini, più affine ai dialetti di Liguria e alta Toscana. Oggi il borgotarese è parlato nella stessa comunità di Borgo Val di Taro (ca. 7.000 ab.), soprattutto in ambito familiare dagli anziani. Esistono raccolte di proverbi e registrazioni orali organizzate da associazioni culturali locali, e qualche iniziativa folkloristica (gruppi di canto popolare, feste paesane) che cerca di mantenere vive forme del dialetto.
Iniziative di tutela e valorizzazione
Negli ultimi anni la Regione Emilia-Romagna e associazioni locali hanno sostenuto molti progetti di salvaguardia dei dialetti regionali. Ad esempio, nel 2024 è stato finanziato un programma di finanziamenti (totale 100.000 €) per 20 progetti dedicati ai dialetti. Questi progetti – proposti da comuni, biblioteche, associazioni culturali – prevedono raccolte di testimonianze sonore, corsi di dialetto nelle scuole, pubblicazioni di dizionari e materiali didattici, video e podcast sui vernacolari. Sono state attivate rubriche periodiche e convegni su tematiche dialettali: ad esempio il Comune di Albinea (RE) collabora con il gruppo “Léngua Mêdra” per pubblicare una rubrica mensile sul dialetto reggiano, e promuove convegni storici dedicati alle tradizioni popolari locali. La Regione ha inoltre sostenuto iniziative sul territorio romagnolo (Valmarecchia, Valconca) con 4 progetti finanziati nel 2024 per la tutela dei dialetti locali. In generale, tali interventi mirano a coinvolgere anziani e giovani in attività di scambio generazionale, valorizzando il patrimonio immateriale rappresentato dalle varianti dialettali.
Fonti: Studi linguistici e documenti ufficiali, come l’Enciclopedia Treccani e ricerche dialettologiche, confermano la diffusione di questi vernacoli nelle località citate. Le descrizioni linguistiche (ad es. Biondelli 1853, Vitali 2020) ne evidenziano le caratteristiche fonologiche e morfologiche peculiari. Informazioni su iniziative di conservazione sono tratte da siti istituzionali e articoli di enti locali.
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