Tra i paesaggi intatti dell’Abruzzo Teramano, nascosta tra le pieghe silenziose dei Monti della Laga, si cela la Cascata della Cavata — un luogo dove l’acqua danza tra rocce antiche e il bosco custodisce storie di pietra e silenzio. A raccontarci la magia di questo angolo d’Appennino è Alberico Giambino, con una serie di scatti che sono al tempo stesso documento e poesia.
Il percorso che conduce alla cascata è un piccolo viaggio dentro un Abruzzo segreto, fatto di boschi profondi, ruscelli limpidi, cascatelle vivaci e squarci improvvisi su panorami vasti e maestosi. Il profilo del Gran Sasso compare all’orizzonte come un guardiano silenzioso, incorniciato da altre cime meno note ma non meno affascinanti, in un continuo dialogo tra cielo e terra.
Una breve deviazione porta al Bosco Martese, un luogo che pare uscito da un racconto antico: i suoi faggi contorti, scolpiti dal tempo e dal vento, sembrano creature vive, presenze arcaiche che custodiscono il ritmo lento della montagna. Ogni radice, ogni tronco racconta una storia, e Giambino riesce a coglierne l’anima con lo sguardo attento del fotografo e l’intuito del camminatore.
Sulla via del ritorno, l’escursione regala un ultimo abbraccio visivo: lo specchio del Lago di Talvacchia, tranquillo e lucente, chiude il cerchio con la sua quiete riflessiva, come un pensiero d’acqua tra le colline.
Le immagini di Alberico non si limitano a documentare il paesaggio: lo interpretano. Trasformano una passeggiata tra le montagne in un piccolo rito di riconnessione con la natura. E ci ricordano che l’Abruzzo, con la sua bellezza sobria e autentica, ha ancora molto da svelare a chi sa camminare piano e guardare lontano.
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