C’è un luogo in Abruzzo dove il tempo sembra sospendersi, e la pietra parla con la voce del vento: è Rocca Calascio, incastonata tra le montagne del Gran Sasso come un diamante antico. In una notte limpida, sotto l’abbraccio silenzioso delle stelle, la rocca si trasforma in una visione senza tempo, sospesa tra cielo e terra. Ed è qui che l’obiettivo poetico di Roberto Furlone ha fermato l’eternità in uno scatto.
La scena è avvolta da una luce blu profonda, come se il cielo avesse versato il suo inchiostro sulla terra. Le mura della rocca, millenarie e stanche, si stagliano con una grazia austera, illuminate appena dal chiarore lunare e dalla via lattea che svela la sua trama segreta sopra le cime innevate. Ogni pietra racconta storie d’amore e d’attesa, di cavalieri, pellegrini, sognatori.
L’aria è ferma, ma si percepisce il respiro dell’altitudine. Il silenzio qui non è assenza, ma presenza: di memorie, di sogni, di quell’invisibile che solo la notte può raccontare. Furlone non ha solo fotografato un panorama: ha catturato un’emozione. Uno di quei rari momenti in cui la bellezza smette di essere descritta e inizia a essere sentita.
E così, guardando questa immagine, viene voglia di chiudere gli occhi e salire fin lassù, dove le stelle si possono quasi toccare, e sussurrare al buio ciò che il giorno non osa dire. Di seguito la foto nel suo formato originale.
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