Ci sono piatti che non hanno bisogno di ricette, ma solo di stagione, terra e mani sapienti. In Abruzzo, a inizio primavera, quando l’aria si fa più gentile e la campagna esplode di verde tenero, arriva puntuale una delle gioie più semplici e autentiche della tavola contadina: fave fresche e pecorino, accompagnati da fette di pane bruschettato e olio extravergine d’oliva.
È un rito più che un pasto, una merenda che sa di casa, di vigne e di uliveti, di chiacchiere lente all’ombra di un albero.
Le fave, appena raccolte e ancora dolci di rugiada, si sgranano a mano, come si faceva una volta. Il pecorino – meglio se ben stagionato e con quel tocco sapido che punge il palato – si spezza senza coltello, con le dita.
Il pane, magari cotto a legna, si abbrustolisce leggermente e si veste con un filo d’olio extravergine, dorato e profumato, figlio degli ulivi che disegnano le colline abruzzesi.
Il contrasto è perfetto: la freschezza vegetale delle fave, la ricchezza del formaggio, la croccantezza rustica del pane, la rotondità vellutata dell’olio. Un equilibrio che parla di natura, semplicità e tradizione.
Non è un piatto da ristorante stellato, ma è stellare per chi ama il sapore delle cose vere.
La foto, scattata da Marydig Basile, cattura con grazia questo piccolo tesoro gastronomico. Un’immagine che profuma di primavera, di Abruzzo, e di quella gioia discreta che solo il cibo condiviso sa regalare.
Viaggiando viaggiando, c’è sempre un buon motivo per fermarsi a mangiare. E in Abruzzo, basta una manciata di fave, un pezzo di pecorino e un buon pane per sentirsi già in paradiso.
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